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Basta poco a capire il perché, prima o poi, la sinistra “moderata” italiana sia destinata a scomparire. Prima di tutto questa, più che una prospettiva, deve essere valutato come un auspicio. Il motivo è uno e semplice: non rappresenta più le istanze di chi, un tempo, componeva il suo elettorato. Gli esempi degli ultimi anni sarebbero davvero tanti: legge Fornero, Jobs Act, provvedimenti Minniti sull’immigrazione, ma in Emilia-Romagna, in queste ore, si è avuta un’ulteriore conferma. Ma andiamo con ordine.

Il presidente Stefano Bonaccini, dopo aver voluto far finta di essere improvvisamente diventato un “civico” tramite la sua lista (appoggiata dal Pd) e l’aver usato delle grafiche simile a quelle utilizzate da Alan Fabbri in campagna elettorale a Ferrara, strizza l’occhio a destra e lo fa con una candidatura a dir poco agli antitesi rispetto ai valori della sinistra. Si tratta dell’imprenditore Carlo Fagioli, 49enne reggiano, a capo dell’azienda di logistica Snatt Spa. Ora, che al Pd piacessero sempre di più gli imprenditori, e sempre meno gli operai, lo si era capito dai tempi di Renzi, ma qui ora il livello si è alzato. Infatti Fagioli non è un imprenditore qualsiasi. No. Costui, nel 2011, compì un’azione che di “sinistra” non ha proprio nulla. Molti ricorderanno una sigla, quella del Gfe, che sta per “Gruppo Facchini emiliano”. Questo gruppo si venne a creare nel 1999 e dipendeva quasi esclusivamente da un committente: proprio la Snatt.

All’epoca la Gfe non applicava ai suoi dipendenti il contratto nazionale previsto da Cgil, Cisl e Uil e questo fece entrare in contrasto quelli che sono i valori delle cooperative con le reali condizioni richieste dalla ditta tra le quali flessibilità, paga oraria inferiore ai 4 euro e poche tutele per quanto riguarda infortuni, malattie e maternità. Passa qualche anno e nel 2010 una mobilitazione dei facchini costringe la cooperativa ad eleggere un nuovo Cda e ad applicare il contratto nazionale previsto. In quel momento la ditta di Fagioli, però, ritira l’appalto e lascia senza lavoro 516 (cinquecentosedici) persone, le quali vengono licenziate tramite un semplice sms. La storia è continuata per qualche anno ma finì male per i lavoratori. Per la famiglia Fagioli, invece, andò bene.

C’è un dato, che infatti ha usato come giustificazione il neo-candidato, da non sottovalutare: tutta la procedura attuata dall’azienda è stata perfettamente legale. Qui, infatti, non si dovrebbe parlare del lato legale, ma di quello morale ed etico: può una compagine elettorale, che nelle parole di Bonaccini rappresenterebbe “la sinistra che ha governato negli ultimi anni”, candidare un imprenditore il quale ha sfruttato in ogni maniera (legale) possibile la precarizzazione del lavoro? La domanda non è banale ma la risposta l’ha data Bonaccini stesso poche ore fa: intervistato da alcuni giornalisti, l’attuale governatore ha detto di non avere dubbi sulla candidatura dell’imprenditore e che comunque la vicenda è del 2011 e che il candidato non ha riportato alcuna pena. In questa breve frase è sintetizzato il nuovo andamento del centro-sinistra: perdoniamo, dimentichiamo, candidiamo.

Ma non è tutto. La candidata del centro-destra, Lucia Borgonzoni, ha ammesso che Fagioli avrebbe bussato prima alla porta della Lega per ottenere una candidatura, e una volta respinto si sarebbe voltato verso la possibile inclusione nelle liste di centro-sinistra. Sulla questione, sempre Bonaccini, ha risposto: “se parlano di queste cose [riferito alla Lega nda] non hanno altri argomenti”. In realtà andrebbe fatto presente al governatore che una persona la quale vuole candidarsi con la Lega, non sarebbe molto affine alle istanze del centro-sinistra, e che quindi questo sarebbe un ottimo argomento per non aggiungerlo alle liste, invece di blindarlo.

Ma tant’è, questo è il nuovo (ma nemmeno tanto) volto della sinistra moderata, la quale, senza troppo pudore, candida delle persone agli antipodi rispetto ai valori che la costituivano un tempo, ma che avvicinano, nemmeno troppo velatamente, la lista di Bonaccini, e tutta la sua “sinistra”, verso le istanze di centro-destra.

È apparso molto più sincero Renzi sin dall’inizio, e il suo nuovo progetto, aperto, per sua ammissione, dai delusi del Pd a quelli di Forza Italia, sembra avere molta più coerenza e meno ipocrisia di questa armata Brancaleone, che va dall'”Emilia Coraggiosa” di Elly Schlein, all’Emilia che licenzia senza scrupoli di Fagioli.

Restano delle domande su cosa sia la sinistra moderata oggi, quali siano le “classi” che dovrebbe rappresentare, dov’è finita la lotta alle privatizzazioni, le quali piacciono molto a Bonaccini e company, e dove sia il voler difendere i diritti dei più deboli, tra i quali, sicuramente, i lavoratori.

Come ha detto Stefano Lugli, candidato dell'”Altra Emilia-Romagna”, uno schieramento che si dice di sinistra avrebbe dovuto candidare uno dei 516 lavoratori licenziati, e non chi ha perpetrato il fattaccio. Ma tant’è. Meglio abituarsi a questo nuovo volto del partito che fu dei lavoratori e che oggi, evidentemente, è diventato degli imprenditori.

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