La letteratura ha da sempre espresso vivo interesse in un mostro dalle sembianze incredibili, e dalla potenza sconfinata. Una delle più celebri è sicuramente quella incarnata dal Leviatano di Melville, la temibile balena bianca di nome Moby Dick. Anche nella politica c’è stato un mostro del genere, chiamato proprio “balena bianca”. Tale essere entrato oramai nella leggenda è stata la Democrazia Cristiana. Disciolta ufficialmente da anni, con svariati tentativi di ricomposizione, è stata sicuramente una fucina di statisti e politici con uno spessore e preparazione di alto livello. Lo dimostra il fatto che, anche se anziani, i suoi vertici di un tempo ancora in vita, riescono, senza nemmeno troppo affaticarsi, ancora a ricoprire ruoli di comando ed ad influenzare elezioni e congressi. Ultimo, non per importanza, quello di +Europa, che ha visto trionfare il candidato portato da Bruno Tabacci, democristiano doc, cioè Benedetto Della Vedova. Questa mia riflessione, essendo rivolta soprattutto agli iscritti a questo partito, tralascerà di descrivere questi due personaggi. Ma come si è arrivati a questa vittoria? Per una semplice questione: gli altri candidati erano sostanzialmente impreparati ed hanno sottovalutato l’avversario. Purtroppo le basi di partenza non erano delle migliori: da un lato Alessandro Fusacchia, uomo nuovo della politica e con poca esperienza sui territori alle spalle. Dall’altra Marco Cappato, uomo di ideali, di battaglie etiche, ma cresciuto in un partito, i Radicali, che non ha mai fatto del radicamento sul territorio la propria arma vincente. Analizzando tre punti chiave di questa sconfitta, forse si potrebbe ragionare sul come una conoscenza più approfondita di alcuni “casi studio” potrebbe evitare il ripetersi di situazioni del genere, o almeno il saperle gestire.
Dice il Sun Tzu “Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare la vittoria.” Questa massima rappresenta perfettamente ciò che è successo al Congresso di Milano: la strategia di Fusacchia e Cappato si è basata su una battaglia fatta prima, con temi e parole. Quella di Tabacci, invece, è stata curata sotto ogni minimo dettaglio: non tanto il parlare, ma l’agire e il non lasciare nulla al caso. Su questo, in un’intervista al Corriere della Sera, Tabacci si è anche vantato: “I pullman per vincere il congresso di +Europa? La politica si fa così.” Ed è su questo che Fusacchia e Cappato hanno avuto un bagno di realtà talmente impetuoso che li ha lasciati amareggiati, arrabbiati, disorientati. Combattere un nemico che non si conosce dà questo effetto. Questo è il primo punto: il nemico non si conosceva abbastanza. Non si spiega altrimenti la sorpresa nel vedere le “truppe cammellate” arrivare a Milano con un nome in tasca ed un viaggio pagato.
Secondo punto: poca conoscenza del territorio, poco radicamento.
Uno dei punti di forzi della vecchia Dc era l’essere presente, grazie alle parrocchie, su tutto il territorio italiano. Questo fattore, nonostante la dissoluzione del partito, ha fatto si che resistessero delle sacche più o meno grandi di consenso, legate alla politica delle clientele. Io stesso provengo da una di quelle. In politica, lo insegnano gli esperti, ci sono delle Regioni o delle aree che sono usate come “laboratori” per poi poter fare delle previsioni all’interno di una visione macroscopica. Una più attenta conoscenza di Tabacci avrebbe portato a fare questa considerazione. Proprio la provenienza dei pulman ci aiuta: provincia di Salerno. Non è un caso che provenissero dalla Campania. Come detto, io stesso provengo da questa regione e posso descrivere esattamente come ancora oggi la politica si faccia come 40 anni fa. Qui è ancora la terra dei De Mita, di Mastella, di Rotondi. Proprio De Mita può essere preso come esempio. Oggi, 2 febbraio, mentre scrivo questa riflessione, Ciriaco compie 91 anni ed ancora ha uno spessore ed una visione di comando lucida, invidiabile. E la sua storia di “rinascita” da sindaco, potrebbe essere assimilata a quella del congresso di +Europa. Nel 2014 decise di ritirarsi a Nusco, suo paese natale, per fare il sindaco. I sindaci limitrofi presero questa sua scelta sottogamba, apostrofandola come “pensionamento”. Anche i concittadini lo fecero e De Mita vinse con una ‘maggioranza bulgara’. Risultato? Il “pensionato”, in meno di 5 anni, ha (ri)preso il controllo di tutto: con i voti dell’Udc ha fatto eleggere De Luca come governatore della Campania, ha suoi fedeli all’Asl, all’Alto Calore, al progetto pilota, all’Asi. Alle ultime elezioni nazionali ha preteso dal Pd, alleato di +Europa, la candidatura di suo nipote, Giuseppe De Mita, nel collegio altoirpino, naturalmente riuscendoci. Ogni sindaco altoirpino eletto dopo il 2014 porta il suo marchio. Sottovalutare un uomo cresciuto nella Democrazia Cristiana, quindi, vuol dire voler perdere. Dare spazio di manovra a questi personaggi, vuol dire non avere presente cosa siano capaci di fare per raggiungere un obiettivo. Tabacci, anche in questo, ha dato una lezione di strategia: gli altri candidati avranno potuto vantare lauree, master, conoscenza di lingue straniere, vivere all’estero ed essere esperti di temi innovativi, ma quando si tratta di fare politica, quella italiana, la scuola della Dc batte tutti. Ma proprio tutti.
Ultimo punto, che si ricollega però al secondo, è l’evidente scollamento tra chi ha parlato e fa parte dell’assemblea di +Europa e la realtà italiana. Ho avuto modo di parlare con Giulia Pastorella durante il suo tour a sostegno della candidatura di Fusacchia e l’impressione che ne ho avuta è stata questa: una donna preparatissima, colta, intelligente, con uno spiccato accento ‘british‘ e con un’esperienza lavorativa notevole ma con una pecca: scarsa conoscenza di alcune dinamiche della realtà italiana. Infatti, una domanda che le ho rivolto, la farei a tutti i candidati (Della Vedova escluso) di +Europa: come farete a portare l’Europa dove non esiste neppure l’Italia? Come fate a sembrare credibili agli occhi di chi, guardandovi, vede qualcosa di lontano, di estraneo? Come farete a recuperare quello scollamento che si sta avendo, in tutta Europa (guardare i gilet gialli), tra centri urbani sempre più avanzati e caotici e periferie sempre più arretrate ed abbandonate? Ecco l’errore che rischia di correre il partito, sul solco di quello già fatto dai radicali: fare politica sui grandi temi, ma essere assolutamente ignorante quando si parla del particolare. Su questo dovrebbe essere fatta una riflessione davvero seria, pensando che ci sono parti d’Italia (mi fermo a questa nazione) dove persino “Roma” sembra un qualcosa di lontano ed ostile, figurarsi Bruxelles, e dove l’Europa sono “i fondi”, spesso sfruttati magistralmente da vecchie volpi democristiane per politiche clientelari e favoritismi o da personaggi dalla dubbia moralità. Imparate a conoscere il nemico che avete accolto dentro le vostre fila e smettete di pretendere di tenere a bada il demonio con un po’ di acqua santa. Perché, paradossalmente, la Dc non richiama alla mente un qualcosa di buono, ma l’anti-Cristo descritto dalla Bibbia nell’Apocalisse, un qualcosa che si presenta vestito in buona maniera, ma che dalla prima stretta di mano ti condanna a fare i conti con una realtà talmente contorta da sembrare assurda, lontana, tetra.
L’ingenuità e la poca lungimiranza dimostrata a Milano potrebbe essere un marchio, per restare in tema apocalittico, che difficilmente potrà essere tolto dopo il primo congresso che ha sancito la nascita di un partito con un peccato originale pesantissimo. Forse il mio pessimismo non mi consente di vedere una soluzione, ma io sono cresciuto in Irpinia, lì la speranza non esiste, si sopravvive nei gironi dell’inferno democristiano. Forse la soluzione a questi problemi che ho descritto verrà da fuori, può darsi proprio da una visione europeista che potrà essere la “salvatrice” di un’Italia arretrata, rancorosa, abbandonata a sé stessa. Quindi il mio invito è di tornare al lavoro con la consapevolezza di chi è stato messo alla guida del partito, del come, del perché e delle colpe che ognuno degli altri candidati, e rispettivi entourage, hanno: siete caduti tra le fauci della Balena, ora dovrete trovare il modo di uscirne.
“Ricordati. Nei momenti di difficoltà, ritirati dove sei più forte. Se è la tua regione, fai il leader regionale. Se è la tua città, fai il sindaco. Se non sei forte da nessuna parte, torna a casa da tua moglie. E aspetta.”
Luigi Ciriaco De Mita
Riflessione acuta e profonda sulla superficialità e ottusità di certa “nuova politica”.
Quando si dice :Non voglio morire da Democristiano” . Chi sa come la pensano i “Nuovi Democristani” ferraresi ?